S. Natale – Letture e commento
Le letture della Messa del giorno di Natale, accompagnate dal commento di Padre Raniero Cantalamessa (https://www.qumran2.net/parolenuove/commenti.php?mostra_id=427)
Prima Lettura Is 52,7-10
Tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio
Dal libro del profeta Isaia
Come sono belli sui monti
i piedi del messaggero che annuncia la pace,
del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza,
che dice a Sion: «Regna il tuo Dio».
Una voce! Le tue sentinelle alzano la voce,
insieme esultano,
poiché vedono con gli occhi
il ritorno del Signore a Sion.
Prorompete insieme in canti di gioia,
rovine di Gerusalemme,
perché il Signore ha consolato il suo popolo,
ha riscattato Gerusalemme.
Il Signore ha snudato il suo santo braccio
davanti a tutte le nazioni;
tutti i confini della terra vedranno
la salvezza del nostro Dio.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 97
Tutta la terra ha veduto la salvezza del nostro Dio.
Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.
Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.
Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!
Cantate inni al Signore con la cetra,
con la cetra e al suono di strumenti a corde;
con le trombe e al suono del corno
acclamate davanti al re, il Signore.
Seconda Lettura Eb 1,1-6
Dio ha parlato a noi per mezzo del Figlio.
Dalla lettera agli Ebrei
Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo.
Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente. Dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, sedette alla destra della maestà nell’alto dei cieli, divenuto tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato.
Infatti, a quale degli angeli Dio ha mai detto: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato»? e ancora: «Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio»? Quando invece introduce il primogenito nel mondo, dice: «Lo adorino tutti gli angeli di Dio».
Canto al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Un giorno santo è spuntato per noi:
venite tutti ad adorare il Signore;
oggi una splendida luce è discesa sulla terra.
Alleluia.
Vangelo Gv 1,1-18 [forma breve Gv 1,1-5.9-14]
Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.
Dal vangelo secondo Giovanni
[In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.]
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
[Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità. ]
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.
Questa terza Messa, che la liturgia chiama la Messa ” del giorno”, dopo quella della notte e quella dell’aurora, ci presenta il messaggio più profondo della festa. Le letture bibliche si staccano dal tono narrativo; non raccontano 1.1 fatto o dettagli del fatto; si pongono invece una domanda: Chi è colui che è nato? Siamo invitati a trasferire ormai tutta l’attenzione dai personaggi al protagonista; vengono in mente quelle rappresentazioni del Natale di scuola barocca
Chi è questo Bambino? Nel Credo della Messa, noi proclameremo tra poco che egli è ” l’Unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero, generato non creato, della stessa sostanza del Padre, per mezzo del quale tutte le cose sono state create “. Questa è la fede che la Chiesa proclama dal Concilio di Nicea in poi. Dove si fonda tale fede? Sulla rivelazione, sulla parola di Dio e, in particolare, proprio su quella che abbiamo appena ascoltato: In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Queste parole spalancano come un sipario e rivelano dietro a quel Bambino nella culla un orizzonte sconfinato, a perdita di mente; egli è la Parola stessa del Padre, pronunciata prima di tutti i secoli. In principio Dio creò il cielo e la terra: così comincia la storia del mondo nella Bibbia; ebbene, ora sappiamo che quello non era il principio assoluto o dell’essere; era solo il principio del tempo. In quel momento, quando cominciava ad esistere il cielo e la terra, il Verbo era già presso Dio.
Non era però una semplice parola, una forza oscura che si agitava nella mente di Dio. Era invece il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre; il Figlio… per mezzo del quale ha /atto anche il mondo (Il lettura). Una persona dunque. Qui tocchiamo il fondo più sublime e misterioso della nostra fede: la Trinità. Giovanni, che scrive dopo tutti gli altri evangelisti, ha portato, così, a termine un processo di scavo e di risalita alle sorgenti della vicenda di Gesù, iniziato subito dopo la risurrezione. Nel tentativo di rispondere alla domanda: Chi è Gesù di Nazareth?, dapprima ci si accontentò di partire dalla risurrezione
La liturgia, tuttavia, non si arresta un solo istante a questa contemplazione di Gesù in sé, com’era prima e fuori del tempo, ma continuamente ci sospinge a contemplare chi è Gesù ” per noi “: E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi. E il secondo movimento del Credo, quello che in realtà domina la nostra assemblea e che oggi reciteremo in ginocchio: ” Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo”.
” Per noi uomini, per la nostra salvezza “: Gesù è il ” Dio con noi”, ma anche il Dio per noi; un Dio di uomini, ma anche un Dio per gli uomini. Dio in persona è venuto a consolarci e a salvarci, non più un angelo o un profeta (cf. Is. 63, 9); ecco il vero senso del mistero del Natale: Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti> ultimamente> in questi giorni> ha parlato a noi per mezzo del Figlio> che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo (II lettura).
Ma con la nascita di Gesù Cristo, Dio non ci ha dato soltanto la sua Parola, ci ha dato la sua Vita, cioè ci ha fatti suoi figli: A quanti l’hanno accolto> ha dato il potere di diventare figli di Dio (1 Gv. 1, 2: La vita si è /atta visibile, noi l’abbiamo veduta). Noi dunque non celebriamo solo il Natale di Gesù, ma anche il nostro natale, perché la nascita di Gesù segna la nostra rinascita. Nella seconda lettura, abbiamo ascoltate quelle parole solennissime: Tu sei mio Figlio> oggi ti ho generato! E Dio che parla; ma a chi parla e di chi parla? Del Figlio suo Gesù Cristo, non c’è dubbio; così ha inteso tutta la tradizione cristiana. Ma Gesù Cristo non è solo; è ” il primogenito tra molti fratelli ” (Rom. 8, 29); in lui anche noi siamo stati ” scelti per essere figli adottivi ” . E anche a ciascuno di noi, dunque, che il Padre rivolge oggi quelle sue parole: Tu sei mio figlio: oggi io ti ho generato! Questo è un riconoscimento di paternità; è adozione! Giovanni esclama stupito: Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio> e lo siamo realmente! (1 Gv. 3, 1).
A qualcuno di noi questa ‘rinascita può sembrare lontana, impossibile, tanto si sente freddo, incredulo o indegno; tanto si sente ancora schiavo e non figlio. Forse qualcuno è reduce da esperienze di rottura e di lontananza da Dio come il figliol prodigo ed ha ancora in bocca
il sapore delle ghiande contese ai porci; in cuor suo, osa appena sperare di essere riammesso in casa come ” uno dei servi ” (cf. Lc. 15, 19). Ma ecco che Dio gli viene incontro e gli dice con grande forza: Tu sei mio figlio! E a noi, ministri della sua parola, ordina di parlare al cuore di questo fratello e di gridargli forte: Ascolta, è Dio che ti parla e ti dice: ” E finita la tua schiavitù “(cf. Is. 40, 2); Dio Padre ti ha già liberato dal potere delle tenebre e ti ha trasferito nel regno del suo Figlio diletto; in lui tu hai avuto la redenzione e la remissione dei peccati
Coraggio> figliolo> ti sono rimessi i tuoi peccati (Mt. 9, 2).
Nessuno è escluso dalla gioia di questo giorno; non lo è il peccatore e non lo è l’anziano carico di anni e di amarezza; a chiunque l’accoglie, Gesù dà il potere di diventare figlio di Dio, cioè di rinascere a vita nuova, indipendentemente dall’età e dai meriti e dipendentemente solo dalla fede. L’obiezione di Nicodemo: Come può un uomo rinascere quando è vecchio?, non tiene più, perché Gesù ha spiegato che non si tratta di una nascita dalla carne, ma dallo Spirito (cf. Gv. 3, 5 s.) A Natale, noi abbiamo il diritto di deporre il carico dei nostri anni e dei nostri rimorsi e di sentirci ” come bambini appena nati ” (1 Pt. 2, 2), capaci cioè di lasciarci andare ancora alla gioia e alla speranza, come in Natali lontani, quando eravamo ancora freschi nell’anima e nella fantasia.
Tutto quello che abbiamo ascoltato è esaltante, ma ci impone un compito preciso: non sciupare la nostra figliolanza: ” Riconosci, cristiano – esclama san Leone Magno -, la tua dignità e, reso partecipe della natura divina, non volere tornare all’abiezione di un tempo con una condotta indegna. Ricordati chi è il tuo Capo, di quale corpo sei membro “. Ricordati – aggiungiamo noi – di quale Padre sei figlio! Ricordati, quando ti senti tentato o avvilito o solo, di quelle parole che oggi hai ascoltato e accolto nella fede: Tu sei mio figlio: oggi io ti ho generato!