Terza via crucis: la relazione e i social

Ecco il testo della terza via crucis preparata da Massimo, Marco e Luca e del gruppo giovani, che si è celebrata in chiesa nel pomeriggio di domenica 7 marzo.

3^ meditazione di Quaresima su alcune stazioni della via crucis 07/03/2021

LA RELAZIONE E I SOCIAL

+: Presidente; T: Tutti;

Provocazione iniziale

+: Nel nome del Padre…

T: Amen

+: Il Signore sia con voi

T: E con il tuo spirito

+: Il tempo della Quaresima ci aiuta ad andare in profondità nella nostra vita da uomini di fede. È per noi un richiamo forte all’ascolto della Parola del Signore come guida nelle scelte di ogni giorno. Ognuno è invitato a prendersi un po’ di tempo per conversare più intensamente con il Signore, per affidargli con più forza le debolezze e i timori, ma anche i desideri di bene più profondi e sinceri. Per ricevere da Lui la forza di una vita animata dall’incontro con il fratello con la fantasia che lo Spirito ci dona per vivere quella relazione che è fondamento della nostra fede. In un momento di silenzio, ognuno di noi rinnovi al Signore questo desiderio.

Breve istante di silenzio

+: Guarda, Signore, questa famiglia per la quale tuo Figlio non ha esitato a patire il supplizio della croce. Donale di farsi carico delle fragilità che può sperimentare e di muoversi incontro al prossimo con animo ricco di carità e di passione. Per Cristo nostro Signore.

T: Amen

1° momento

L: Gesù incontra Maria sua madre

+: Dal Vangelo secondo Giovanni (2, 1-4. 19, 25 – 27)

Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino». E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora».

Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Cleopa e Maria di Magdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco tua madre!”. E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.

Breve momento di silenzio

L: In questi due episodi del vangelo di Giovanni abbiamo ascoltato la relazione che Gesù ha con sua madre. Ogni relazione umana è caratterizzata dall’interazione più o meno diretta o mediata tra due o più persone. Potremmo dire che nel primo episodio che abbiamo sentito Gesù sia brusco, freddo e quasi indisponente con sua madre. Ci verrebbe da chiederci come mai si rivolga così nei suoi confronti. In realtà questo atteggiamento di Gesù si può comprendere nel suo vero significato, in base all’intenzione dell’evangelista Giovanni, solo alla luce del secondo momento che abbiamo ascoltato. Sulla croce tutto sarà compiuto, sarà giunta “la sua ora”. Quel gesto di affidamento di Maria al discepolo e viceversa è il gesto di affidamento che Gesù fa di ogni uomo al suo prossimo perché possano vivere di tutti i segni che Gesù ha compiuto. Perché la relazione filiale vissuta da Gesù nei confronti del Padre sia chiara a tutti e possa essere riletta in ogni episodio vissuto con lui. Il vino buono del banchetto di nozze è la sua presenza nella vita di ognuno che rende vere le relazioni e le anima dell’amore. Dal momento di compimento sulla croce, e con la successiva resurrezione, non serve più mediare il rapporto con Dio attraverso dei sacrifici, il mediatore e tramite è il Figlio, è Dio stesso. Da questo momento ogni relazione tra gli uomini si può vivere con un’intensità nuova e vivificata in ogni momento dalla presenza di Dio che è relazione.

L: Ecco, allora, che anche nell’uomo la relazione diventa un momento essenziale della sua vita sociale, della sua vita insieme agli altri uomini. Spesso si sente dire, o è capitato a noi stessi di dire, che non riusciremmo a stare da soli per tanto tempo perché rischieremmo di impazzire. Capiamo così che per l’uomo, mettersi in relazione con un altro uomo diventa un’esperienza, un bisogno essenziale. Anche nel corso della storia l’uomo si è organizzato in società in modo che non fosse isolato e solo. A volte si possono costruire delle relazioni basate sull’utilitarismo, sullo sfruttamento o sul semplice scambio commerciale. Queste relazioni le riconosciamo e ci rendiamo conto che non possono bastarci per poter dire che siano compiute. Attribuiamo questo senso di compimento a una relazione quando ci rendiamo conto che diventa coinvolgente, appassionante. Lo vediamo bene nella scultura di Canova “Amore e Psiche” che grazie alla sua grande abilità, al suo grande dono artistico ha saputo rappresentare con un materiale freddo, inerte e spesso spigoloso la passione e il trasporto di una relazione che non lascia indifferenti i due soggetti ma li sa coinvolgere. Sembra quasi di percepire la tensione positiva che attraversa i due corpi e li unisce in un interesse reciproco.

2° momento

L: Gesù è inchiodato sulla croce

Nell’era moderna la relazione “tradizionalmente intesa” ha subito un grande sviluppo anche grazie alla grande diffusione di internet e dei mezzi di comunicazione sociale. Ci facciamo aiutare da un dell’esortazione apostolica “Christus vivit” di papa Francesco per introdurre e la questione.

«L’ambiente digitale caratterizza il mondo contemporaneo. Larghe fasce dell’umanità vi sono immerse in maniera ordinaria e continua. Non si tratta più soltanto di “usare” strumenti di comunicazione, ma di vivere in una cultura ampiamente digitalizzata che ha impatti profondissimi sulla nozione di tempo e di spazio, sulla percezione di sé, degli altri e del mondo, sul modo di comunicare, di apprendere, di informarsi, di entrare in relazione con gli altri. Un approccio alla realtà che tende a privilegiare l’immagine rispetto all’ascolto e alla lettura influenza il modo di imparare e lo sviluppo del senso critico». (Francesco, Christus vivit, 86)

Video Nadia e Dakota

I due ballerini sono schiavi di loro stessi; il telefono, i social, etc. sono le catene, i chiodi che li tengono fermi e impediscono loro di muoversi verso l’altro. Anche se sono vicini non si accorgono l’uno dell’altro. Nella prima parte della rappresentazione, quando c’era il libro, abbiamo notato un gioco di sguardi tra i due che continuamente si incrociavano, erano simbolo di un’intesa. Leggevano il libro assieme, anzi se lo contendevano. Il libro li unisce. Con la comparsa cellulare lo stile della relazione è cambiato. Il loro stare insieme è diventato un essere vicini, divisi, non più insieme. Il social emblema della connettività oltre le barriere spazio-temporali, paradossalmente ne può creare laddove prima non esistevano. La loro relazione da piena di intesa è diventata unidirezionale come se l’unirsi con persone dall’altra parte del mondo impedisca di accorgersi di chi ci è accanto.

Questo aspetto è sottolineato anche dall’esortazione apostolica “Christus vivit” di papa Francesco. (90. 88)

In un documento preparato da 300 giovani di tutto il mondo prima del Sinodo, essi hanno segnalato che «le relazioni on line possono diventare disumane. Gli spazi digitali ci rendono ciechi alla fragilità dell’altro e ci impediscono l’introspezione. Problemi come la pornografia distorcono la percezione della sessualità umana da parte dei giovani. La tecnologia usata in questo modo crea una ingannevole realtà parallela che ignora la dignità umana». L’immersione nel mondo virtuale ha favorito una sorta di “migrazione digitale”, vale a dire un distanziamento dalla famiglia, dai valori culturali e religiosi, che conduce molte persone verso un mondo di solitudine e di auto-invenzione, fino a sperimentare una mancanza di radici, benché rimangano fisicamente nello stesso luogo. La vita nuova e traboccante dei giovani, che preme e cerca di affermare la propria personalità, affronta oggi una nuova sfida: interagire con un mondo reale e virtuale in cui si addentrano da soli come in un continente sconosciuto. I giovani di oggi sono i primi a operare questa sintesi tra ciò che è personale, ciò che è specifico di una cultura e ciò che è globale. Questo però richiede che riescano a passare dal contatto virtuale a una comunicazione buona e sana.

Tuttavia, per comprendere questo fenomeno nella sua totalità, occorre riconoscere che, come ogni realtà umana, esso è attraversato da limiti e carenze. Non è sano confondere la comunicazione con il semplice contatto virtuale. Infatti, «l’ambiente digitale è anche un territorio di solitudine, manipolazione, sfruttamento e violenza, fino al caso estremo del dark web. I media digitali possono esporre al rischio di dipendenza, di isolamento e di progressiva perdita di contatto con la realtà concreta, ostacolando lo sviluppo di relazioni interpersonali autentiche. Nuove forme di violenza si diffondono attraverso i social media, ad esempio il cyberbullismo; il web è anche un canale di diffusione della pornografia e di sfruttamento delle persone a scopo sessuale o tramite il gioco d’azzardo».

Questa crisi nelle relazioni, sottolineata dal documento di Papa Francesco a carico dei giovani, coinvolge tutte le età. Quanti adulti pur di avere dei “momenti di pace” fanno distrarre i loro figli dando loro in mano strumenti tecnologici. E quanti bambini in tenera età sono già espertissimi nello sfruttamento delle più moderne tecnologie e riconoscono come relazioni più vere quelle virtuali di quelle di persona. Ancora, quanti danni possono fare queste relazioni virtuali se non sono accompagnate dal buon uso della ragione. Citiamo i cosiddetti “leoni da tastiera” oltre al fenomeno del cyberbullismo già citato dal Papa.

Il famoso quadro “Gli Amanti” di Magritte è un chiaro esempio di quando una relazione da passionale, viva e vivificante diventa fredda e senza trasporto e di come anche le azioni che dovrebbero avere il carico emozionale maggiore possano diventare insignificanti o fatte per abitudine. In questo esempio l’esperienza del bacio dovrebbe essere vissuta all’insegna del trasporto emotivo, invece i teli che coprono i volti sono segno di un distacco, di un’assenza di coinvolgimento che è eloquente. Si può dire che la relazione sia diventata autoreferenziale e non più condivisa. Questo è il rischio che si può correre se ci si lascia governare dagli strumenti di comunicazione, sia quelli moderni, sia quelli tradizionali. Quante volte anche le relazioni di persona corrono il rischio di diventare fredde e istituzionali anche semplicemente perché si hanno mille altre cose da fare. Lasciare che gli strumenti prendano il sopravvento equivale a dire che la nostra relazione si trasforma da una relazione con delle persone a una relazione con degli strumenti (telefono, computer, lettera…) e/o con me stesso (la mia parola, il mio sentirmi al centro dell’attenzione, il senso di appagamento che deriva dal sentirmi utile per qualcuno…). Diventa un incontro che si vela dietro un ideale di desiderio ma che resta inchiodato su se stesso e non si lascia sconvolgere o corrompere nella sua immobilità.

3° momento

L: Gesù consola le donne di Gerusalemme

Dall’esortazione apostolica “Christus vivit” di papa Francesco (87)

Internet e le reti sociali hanno creato un nuovo modo di comunicare e stabilire legami, e «sono una piazza in cui i giovani trascorrono molto tempo e si incontrano facilmente, anche se non tutti vi hanno ugualmente accesso, in particolare in alcune regioni del mondo. Essi costituiscono comunque una straordinaria opportunità di dialogo, incontro e scambio tra le persone, oltre che di accesso all’informazione e alla conoscenza. Inoltre, quello digitale è un contesto di partecipazione sociopolitica e di cittadinanza attiva, e può facilitare la circolazione di informazione indipendente capace di tutelare efficacemente le persone più vulnerabili palesando le violazioni dei loro diritti. In molti Paesi web e social network rappresentano ormai un luogo irrinunciabile per raggiungere e coinvolgere i giovani, anche in iniziative e attività pastorali».

Video Carlo Acutis

Carlo ha conosciuto gli inizi di internet ed è stato uno dei primi ad usare le nuove tecnologie per metterle al servizio della fede. A proposito di Internet, Carlo diceva che “la rete non è solo un mezzo di evasione, ma uno spazio di dialogo, di conoscenza, di condivisione, di rispetto reciproco, da usare con responsabilità, senza diventarne schiavo e rifiutando il bullismo digitale”. Anche per noi questo sguardo è importante, in particolar modo nell’ultimo anno, ma in generale già prima della pandemia e, quasi sicuramente, anche dopo. Un incontro mediato da un cellulare o da una webcam può essere un grande segno di speranza e un importante gesto di affetto per chi non può essere raggiunto facilmente “di persona”. Anche le donne di Gerusalemme non hanno mai condiviso a fondo la vita con Gesù, principalmente ne hanno sentito parlare o l’hanno sentito parlare, eppure sulla strada che porta al Calvario loro erano presenti e Gesù le ha sapute incontrare vivendo con loro un incontro che produce qualcosa. Nonostante gli incontri precedenti fossero avvenuti solo “a distanza”, proprio quelli hanno preparato il terreno a questo unico incontro “in presenza”. Per questo il mondo digitale, a seconda dell’uso che ne facciamo può essere uno spazio di solitudine e manipolazione ma può anche servire al bene e rivelare la bellezza, come ha fatto Carlo.

Dall’enciclica “Spe salvi” di Benedetto XVI (2)

Il cristianesimo non era soltanto una «buona notizia» – una comunicazione di contenuti fino a quel momento ignoti. Nel nostro linguaggio si direbbe: il messaggio cristiano non era solo «informativo», ma «performativo». Ciò significa: il Vangelo non è soltanto una comunicazione di cose che si possono sapere, ma è una comunicazione che produce fatti e cambia la vita.

L’esperienza di fede che ci ha testimoniato Gesù è, quindi, una relazione. La relazione tra Gesù e il Padre che siamo chiamati a vivere anche noi, ogni giorno, nelle nostre esperienze e nei nostri incontri. Una relazione che non deve esaurirsi in se stessa, non deve solo essere la comunicazione di concetti o la ripetizione di gesti, ma che deve diventare performativa. Deve, cioè, diventare azione, movimento e passione; per portare frutto deve avere le radici ben piantate e fisse nella certezza ci è davanti per esserci da esempio e ci aspetta per condurci passo dopo passo.

+: Preghiera finale (alternata solista e assemblea)

Donaci, Signore, di essere audaci e fantasiosi.

Fa’ che non abbiamo paura di cogliere tutti gli strumenti a nostra disposizione per trasmettere il tuo amore e diffondere il Vangelo.

Signore, fa’ di noi strumenti di quella bellezza che vuoi comunicare al mondo.

Fa’ che siamo attenti a mettere in evidenza ciò che c’è di buono nell’uomo.

Signore, fa’ che possiamo continuare su questa strada sapendo discernere i segni dei tempi.

Fa’ rafforzare i nostri legami fraterni vivendoli nella relazione con Te, ovunque ci troviamo.

Amen.

+: Signore Gesù Cristo, che per manifestare a noi, fino in fondo, la tua relazione di amore con il Padre non hai temuto le sofferenze della croce, accogli la nostra supplica per chi soffre nel corpo e nello spirito e dona a tutti la tua pace e la gioia dell’incontro con te. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

T: Amen

+: La croce di Cristo sia sempre nostra salvezza e gloria. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

T: Amen                                  Canto finale: Apri le tue braccia

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