Due Vescovi ci aiutano a riflettere
In questo periodo di pandemia è quanto mai necessario che la voce della Chiesa conforti i credenti indicando loro la via della speranza.
In quest’ottica riportiamo i recenti interventi di due Pastori, il vescovo di Reggio Emilia e Guastalla, Massimo Camisasca, e l’Arcivescovo di Milano, Mario Delpini.
https://lanuovabq.it/it/liberaci-dalla-pandemia-che-ci-affligge
L’iniziativa del vescovo Camisasca, di una clamorosa semplicità, ci ricorda che la fine della pandemia va chiesta prima di tutto a Dio attraverso una preghiera di liberazione. Prima dei lockdown, prima dei vaccini e prima delle misure emergenziali, lo sguardo va alzato al Cielo.
Il vescovo di Reggio Emilia e Guastalla, Massimo Camisasca, ha lanciato per la sua diocesi un’iniziativa così semplice da sembrare clamorosa: ha chiesto al suo gregge di pregare per la fine della pandemia. A un anno dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus le iniziative della Chiesa si sono concentrate sull’aspetto socio-assistenziale e le poche preghiere pubbliche promosse hanno sempre visto protagonisti i malati.
Nelle Messe, alla domenica, solitamente si chiede a Dio di lenire le sofferenze di chi si trova nella prova della pandemia, ma poche volte, quasi mai, si elevano preghiere a Dio per chiedere insistentemente la fine di questo flagello.
È per questo che l’iniziativa di Camisasca, pur nella sua normalità, ci appare rivoluzionaria: perché rimette di nuovo al centro Dio, prima dei vaccini, prima dei lockdown e prima di tutte le misure di prevenzione del contagio. Ecco la preghiera, che mettiamo a disposizione anche dei lettori della Bussola:
PER LA LIBERAZIONE DALLA PANDEMIA NELLA CONVERSIONE DEI CUORI
A Te, Signore Onnipotente e Misericordioso,
rivolgiamo la nostra supplica:
allontana da noi il peccato
che ha fatto entrare la morte nel mondo.
Conduci a te i nostri cuori
e liberaci dalla pandemia che affligge le nostre esistenze
e quelle di tanti nostri fratelli e sorelle.
Ridonaci la gioia dell’incontro,
la fatica del lavoro,
la certezza della vita che non finisce.
Riaccendi in noi la sete e la gioia per i sacramenti
della Riconciliazione e dell’Eucarestia.
Aiutaci ad essere vicini a chi soffre.
Guarisci i nostri malati,
assisti in modo particolare i nostri ragazzi e le loro famiglie.
Dona a tutti la conoscenza di Te, Padre Creatore,
del tuo Figlio Salvatore
e dello Spirito Santo Consolatore.
Per l’intercessione di Maria Santissima
e di san Giuseppe, patrono della Chiesa,
ottienici presto questa grazia
che ti chiediamo con animo fiducioso e filiale.
Gloria al Padre… (3 volte)
Coronavirus Covid-19: messa dei vescovi lombardi per le vittime della pandemia. Delpini, “il Signore scaccia i demoni che spingono a silenzio, disperazione e solitudine”F
“Si aggira sulla nostra terra una specie di inespressa persuasione che la battaglia sia persa”: lo ha affermato mons. Mario Delpini, arcivescovo di Milano, descrivendo i vari “demoni” che minacciano l’umanità, durante l’omelia tenuta alla messa celebrata questa mattina a Caravaggio con tutti i vescovi lombardi per le vittime della pandemia. La celebrazione eucaristica ha preso spunto dall’invito dei presidenti delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee) che hanno invitato a pregare durante la Quaresima per le vittime della pandemia (oltre 770mila in tutto il Vecchio continente). “C’è il demone muto, che impone il silenzio, a cui tanti uomini e donne, anche discepoli del Signore Gesù, hanno aperto la porta. E perciò non hanno più parole. Non hanno più parole cristiane”, ha affermato Delpini. “Ma il regno di Dio è giunto a noi e Gesù ha scacciato il demone muto. Perciò ora coloro che il virus ha assalito e ucciso hanno cominciato a parlare e cantano la vittoria di Gesù sul demone muto e proclamano che la morte è stata vinta”.
L’arcivescovo di Milano ha ricordato i morti per Covid in Lombardia: 28.923 persone dall’inizio della pandemia. “Mentre il demone ribelle suggerisce di non ascoltare la voce del Signore, i figli di Dio – ha aggiunto l’arcivescovo – si sono messi in cammino: si è diffusa tra la gente una nuova forma di compassione abitata da una fortezza mite e paziente, una pratica instancabile della dedizione abitata dalla carità”. Delpini ha poi parlato del “demone della divisione e della solitudine: sequestra le persone e si impegna a renderle inaccessibili. Semina la desolazione nel constatare che coloro che amiamo sono irraggiungibili. Quante lacrime hanno accompagnato morti solitarie. Ma il regno di Dio ha consolato i morti che non abbiamo potuto consolare, ha abbracciato i nostri cari che non abbiamo potuto abbracciare, ci ha introdotto in quella comunione che il demone non può spezzare, ci ha radunati nella preghiera che non teme le distanze”. “Questa preghiera, questo canto di speranza, questa professione di fede celebriamo oggi qui – ha concluso – nel santuario della gente semplice, nel santuario che celebra la maternità di Maria”.