La lettera del Vescovo dopo la visita alla “Beata Vergine”
Pochi giorni dopo la visita pastorale presso la nostra parrocchia, il Vescovo Antonio ci ha inviato questa lettera, che è stata commentata al Consiglio Pastorale la sera del 26 febbraio e che riportiamo per intero qui sotto, perché chiunque possa trarre le proprie conclusioni senza mediazioni.
Cremona, 8 Febbraio 2021
N.ro 40/21 di prot.
LETTERA PASTORALE
alla comunità parrocchiale della Beata Vergine di Caravaggio in Cremona
a conclusione della Visita pastorale (21 Gennaio – 7 Febbraio 2021)
Carissimi fratelli e sorelle,
ce l’abbiamo fatta… le difficoltà e limitazioni legate alla pandemia non ci hanno impedito di vivere, un po’ in presenza e un po’ “on line”, il programma che ci eravamo dati per la visita pastorale alla vostra comunità. Voglio perciò ringraziare tutti voi per l’accoglienza cordiale e fiduciosa che avete riservato al Vescovo, e per la positiva esperienza di ascolto, annuncio e accompagnamento, che abbiamo comunque vissuto. Stiamo ancora attraversando un tempo di grande prova, non solo per l’emergenza sanitaria ma anche per le conseguenti incertezze economiche e tensioni sociali che rendono quanto meno poco chiaro il futuro. Siamo davvero nel mezzo di una svolta epocale, di cui non è facile delineare contorni ed esiti, e questo ci chiama proprio a crescere nella fede, nella speranza, nella carità. Pur nella brevità dei nostri incontri, mi pare che ci siamo incoraggiati, grazie alla fiducia in Dio, ed abbiamo potuto pregare, ascoltarci, intuire qualcosa di più della volontà amorevole del Padre per la nostra vita, e sulla missione di evangelizzazione e costruzione della comunità cristiana. Cercherò ora di riconsegnarvi sinteticamente alcune considerazioni, impegnandomi ad incontrarvi ancora in futuro, per crescere nell’adesione alla Parola e ai segni dei tempi, in cui il Signore ci chiama a seguirlo.
1. La vostra parrocchia ha poco più di 50 anni, ha le sue radici nelle parrocchie di San Sigismondo e di San Sebastiano, ospita nel suo territorio di periferia urbana il Monastero delle Domenicane, l’Ospedale maggiore e la Casa circondariale. La vita dei residenti, dunque, si svolge solo in parte nel quartiere, partecipando delle diverse dinamiche dell’intera città. C’è un certo ricambio nelle famiglie che vengono a vivere tra voi, molte sono le persone sole e gli immigrati. Il futuro dell’evangelizzazione e della vita ecclesiale si intreccia con quello delle altre parrocchie di città, alcune delle quali hanno già intrapreso la progressiva trasformazione in “unità pastorali”: per questo conto di coinvolgere tutti prossimamente in una verifica “sinodale” di come viviamo la fede a Cremona e come disporci ad una pastorale più unitaria, che valorizzi tutte le vocazioni e aggregazioni, risorse e presenze. E’ infatti evidente che tante dimensioni della pastorale non possono essere esaurite dalla singola parrocchia, ma richiedono una concertazione a livello cittadino, su cui porremo maggiore attenzione nei prossimi anni.
2. Passando dall’iniziale esigenza di socializzazione ed aggregazione alla cura di più maturi percorsi formativi (dall’iniziazione cristiana alla catechesi degli adulti), si coglie in voi il desiderio di vivere come comunità credente, evangelizzante ed educante. Non è una sfida semplice, ma è certamente la risposta a profonde esigenze degli uomini e delle donne del nostro tempo, altrimenti insidiati dalla mentalità individualista e consumista, anche nelle “cose di Dio”. Raccomando di valorizzare al massimo il Consiglio pastorale parrocchiale, non solo come luogo di organizzazione delle attività, quanto come palestra di discernimento evangelico dei segni dei tempi e segno di comunione tra le diverse esperienze e sensibilità. La cura delle relazioni interpersonali, impregnate di stile fraterno, sarà sempre decisiva, non solo attendendo ed accogliendo in parrocchia chi sceglie di partecipare, ma anche andando incontro a tutti, visitando malati e persone sole nelle case, valorizzando ogni possibile prossimità. Ricordo in tal senso le parole che abbiamo scelto come slogan specifico della visita alla vostra parrocchia: “chiamati… a fare famiglia”, sottolineando che la concretezza del fare sta in mezzo, tra la chiamata personale alla fede e alla sequela, e la scoperta che Dio fa di noi una sola famiglia. E’ emerso anche nell’incontro con i tanti volontari che, nei diversi ambiti, concorrono a fare della parrocchia un luogo vivo, accogliente, propositivo. In ciò, custodite l’umiltà, la stima reciproca, e ne sperimenterete i frutti.
3. Gesù si incontra ovunque, se ci sono uomini e donne che nella loro vita “hanno trovato il Messia” e ne danno “con la vita e se necessario con la parola” (Francesco) una testimonianza umile, trasparente, credibile. Come ci ripetono sia Benedetto XVI sia papa Francesco, la fede si diffonde per irradiazione, per attrazione, a partire da un’esperienza bella, vera e gioiosa dell’unico e medesimo Gesù, che la comunione rende palpabile. Il futuro delle nostre comunità cristiane, tentate dal virus del pessimismo nostalgico, dipende da tale prospettiva missionaria, ben delineata dai Vescovi italiani in un breve e chiaro documento del 2004 su Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia, che vi invito a riprendere e seguire. Tutti siamo “discepoli missionari” (Evangelii Gaudium 120), ciascuno nel proprio ambiente di vita: chi meglio di un giovane può evangelizzare gli altri giovani, chi meglio di una coppia di genitori può comunicare la gioia della fede ad altre famiglie, ecc.?
4. A tal fine desidero rimarcare la centralità dell’ascolto comunitario della Parola, che oggi in diocesi proponiamo di attuare nel cd. giorno dell’ascolto. Nei giorni passati tra voi, l’abbiamo vissuto “on line”, permettendo a tante persone e coppie di collegarsi da casa e di intervenire liberamente. Ogni volta si riscopre quanto è bello accogliere insieme il Vangelo della domenica, per coglierne il significato inesauribile, ascoltando domande e interpretazioni di tutti, alla ricerca della volontà di Dio per noi qui e oggi. Così ci si esercita nel discernimento comunitario, paziente e lungimirante, che serve a non restare passivi e scoraggiati davanti al futuro. Continuate a proporre con convinzione questo appuntamento, che avrà l’effetto di rinnovare radicalmente il nostro volto di Chiesa, mettendo al centro il Vangelo e la vita, come ha fatto Gesù. Il Vangelo di Mc 1,14-20 ci ha fatto misurare con l’essenziale dell’annuncio del Regno, che si traduce in un incontro vocazionale, non riservato a pochi ma offerto a tutti. Gesù ci chiede di essere noi il segno della sua presenza che suscita una domanda, introduce in un rapporto, inizia un’avventura.
Nell’Eucaristia finale della visita, domenica 7 Febbraio, la Parola ci ha ricordato che la missione della Chiesa è animata dallo Spirito Santo e misurata dal confronto con la realtà e con le sue pagine anche dure e drammatiche. Il Signore non ci farà mancare la grazia che trasforma le prove in opportunità, e la morte in vita.
5. Pur non avendo potuto svolgere la visita con la normale libertà di movimento e relazione, abbiamo goduto di uno splendido incontro con le giovani coppie che, numerose e ben disposte, hanno aperto le loro case all’incontro con gli altri e con il Vescovo. Vi incoraggio a camminare insieme, come famiglia di famiglie, villaggio che assicura la crescita armonica delle nuove generazioni, anche nella diversità delle reti e dei gruppi. Alla luce dell’Amoris Laetitia di papa Francesco, si può rinnovare lo sguardo su come vivono le diverse famiglie, su come le case possono essere più centrali anche nell’esperienza di fede, facendo attenzione a conoscere e capire la situazione concreta di ciascuna famiglia, anche quella più in difficoltà, affinché tutte possano sentire che la comunità cristiana le aiuta e non le giudica, le invita e non le allontana, le ama come membra vive e preziose dell’unico corpo di Cristo. Mettere al centro la famiglia significa dare stile di famiglia a ogni relazione e ad ogni gesto, nel rispetto dei ritmi di vita delle famiglie reali di oggi. Il dialogo assiduo tra preti e sposi assicurerà questo rinnovamento di stile e di metodo. Considerate ancora l’utilità delle tecnologie sperimentata in questi mesi, per raggiungere anche chi fa fatica a venire sempre in parrocchia.
6. La continua scoperta della bellezza della fede è ciò che può dare dinamismo e frutto agli sforzi educativi e catechistici, in cui le nuove generazioni devono poter incontrare adulti convinti, sereni, credibili. Nell’incontro serale con i catechisti abbiamo ricordato l’esigenza di una catechesi non nozionistica, ma incarnata, in modo che il Vangelo impatti con le esperienze, le paure, le attese nascoste nel cuore di ogni persona. Facendo attenzione anche alle diverse sensibilità, es. maschile e femminile, in vista della necessaria personalizzazione dell’educazione alla fede. L’incontro con un bel gruppo di adolescenti e giovani ha fatto emergere le loro grandi potenzialità, un “tesoro in vasi di creta” che non chiede protezionismo ma fiducia e sostegno. Sono capaci di spendersi nel servizio, quando ne assaporano la profonda gioia. Hanno domande e sogni che dobbiamo prendere sul serio. Credo che dobbiamo saper suscitare, accogliere ed “educare la domanda”, prima di dare risposte confezionate in maniera standard, che non convincono nessuno. Si percepisce il grande lavoro fatto intorno agli itinerari di iniziazione cristiana in chiave catecumenale. Vedremo insieme anche in futuro come valorizzare gli spazi interni ed esterni del vostro Oratorio, a partire dalle esperienze già avviate in esso.
7. Risalta, nella narrazione della vita parrocchiale, l’attenzione alla carità, attestata dal generoso servizio di ascolto e aiuto a fianco di tante situazioni di indigenza e precarietà, valorizzando anche le professionalità di pensionati che possono ancora rendersi utili agli altri. Credo che il centro di ascolto possa svilupparsi e qualificarsi ulteriormente, con l’aiuto della Caritas diocesana, per rispondere alle crescenti povertà che bussano alle porte delle parrocchie di città. Mi auguro che, nel quadro degli stimoli della Chiesa diocesana, i progetti di aiuto diventino anche profezia di giustizia sociale e cambiamento negli stili di vita, come il Papa ci ha recentemente chiesto nella Laudato sì e nella Fratelli tutti. Su questo, immagino che potreste smuovere anche disponibilità inedite di altri giovani e adulti sensibili.
8. Riguardo le questioni amministrative, ricordo che il Consiglio parrocchiale per gli affari economici deve svolgere il suo delicato compito alla luce delle priorità pastorali condivise nel Consiglio pastorale, in modo da compiere scelte coerenti e lungimiranti. Dal punto di vista degli immobili, la parrocchia è facilitata dalla concentrazione delle strutture in un’unica ampia area, in cui non mancano esigenze continue di manutenzione ed ottimizzazione, specie rispetto alle esigenze pastorali di domani. Come già accennato, la situazione dell’Oratorio andrà approfondita, nel quadro di una progettazione più organica a livello cittadino. Sulle diverse problematiche, vi chiedo di avvalervi anche della consulenza competente dell’Economo diocesano e degli altri Uffici di Curia, in modo da elaborare prospettive condivise e concretizzabili.
Nonostante la frammentarietà degli incontri, non più concentrati in maniera residenziale per i consueti tre giorni, ma “seminati” nell’arco di tre settimane, posso dire di aver gioito della fraternità dei vostri preti, e della vostra testimonianza di credenti semplici e generosi, consapevoli delle sfide da affrontare ma forti della grazia di Dio, la cui sorgente non inaridisce mai. Ne è evidente conferma lo sguardo affettuoso verso il Santuario di Caravaggio: Maria intercede anche per voi e ci ottiene le meraviglie della misericordia di Dio.
Vi assicuro della mia vicinanza, della mia disponibilità concreta e interiore, e vi accompagno con la benedizione del Signore.
+ Antonio Napolioni
vescovo