La letteratura aiuta a riflettere: “Fratelli” di Giuseppe Ungaretti

GIUSEPPE UNGARETTI (Totalphoto / GIACOMINOFOTO/Fotogramma, ROMA - 1965-10-10) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate

Continua la nostra rassegna, inaugurata con un testo di Giovanni Pascoli, su alcuni brani che possono aiutarci a riflettere in questo difficile momento dell’emergenza sanitaria. La bellezza dell’arte può fornire un’utile chiave di lettura che apra la porta a pensieri costruttivi. Ecco un’analisi della poesia “Fratelli” di Giuseppe Ungaretti.

Testo della poesia

Mariano, il 15 luglio 1916

1. Di che reggimento siete
2. fratelli?

3. Parola tremante
4. nella notte

5. Foglia appena nata

6. Nell’aria spasimante
7. involontaria rivolta
8. dell’uomo presente alla sua
9. fragilità

10. Fratelli

Parafrasi affiancata

Mariano, il 15 luglio 1916

1. A quale reggimento appartenete
2. fratelli?

3. La parola fratelli trema
4. nella notte

5. Come una foglia appena nata

6. Nell’aria della notte, lacerata da scoppi e lamenti,
7. c’è un’involontaria rivolta
8. dell’uomo, consapevole della propria
9. fragilità

10. Fratelli

Parafrasi discorsiva

Fratelli, a quale reggimento appartenete?
La parola fratelli trema nella notte, come una foglia appena nata.
Nell’aria della notte, lacerata da scoppi e lamenti, c’è un’involontaria rivolta dell’uomo, consapevole della propria fragilità.

Commento

La guerra nel Carso è fonte di grande ispirazione per Ungaretti, il quale scrive in trincea diverse poesie, prima apparse su «Lacerba» nel 1915 e poi pubblicate, nel dicembre 1916, nella raccolta Il porto sepolto: il diario dal fronte. A queste poesie se ne aggiungono altre, confluite prima nella raccolta Allegria di naufragi del 1919, poi nell’edizione dell’Allegria del 1931 e, con altre varianti, in quella definitiva del 1942.

Il titolo Il porto sepolto, nasce da un ricorso dell’infanzia del poeta vissuta ad Alessandria d’Egitto: la notizia di un «porto sommerso» in fondo al mare dalla sabbia del deserto, di un’era anteriore alla fondazione della città e di cui si è persa la memoria. Un porto sepolto che è anche, in qualche modo, simbolo del mistero dell’esistenza. La vita, infatti, è un mistero così difficile da decodificare che, anche in mezzo alla morte e alla distruzione portata dalla guerra può nascere un’illogica vigoria, dalla quale deriva il titolo definitivo Allegria.

La poesia Fratelli, come ci comunica il poeta stesso, viene composta durante la Prima Guerra Mondiale, il 15 luglio del 1916, e si apre con una domanda che viene rivolta ai soldati che, nell’oscurità della notte, non sono immediatamente riconoscibili al poeta e ai suoi commilitoni, i quali desiderano conoscere il reggimento d’appartenenza dei militari che si ritrovano di fronte. Il punto interrogativo del verso 2 è, come spesso accade in questa fase della poetica ungarettiana, l’unico segno d’interpunzione presente nella lirica.

Compare subito la parola chiave della poesia che coincide col titolo stesso ed assume particolare rilevanza anche perché viene posta in fondo alla frase, in un verso isolato, attraverso l’artificio retorico dell’iperbato: si tratta del termine fratelli. Il vocabolo in questione assume una connotazione diversa dal solito e rappresenta un segno di speranza e di nuovo vigore. Anche in questa lirica, come in SoldatiUngaretti ricorre all’uso dell’analogia con l’immagine della foglia appena nata che è accompagnata dal sentimento di fratellanza che s’istituisce fra i soldati che sono accomunati dalla paura di perdere la vita.

Ancora nel componimento Fratelli, come in Soldati, si parla della fragilità umana, della precarietà della vita e del timore primordiale, dovuto all’aleggiare costante della morte. Tuttavia, con l’appellativo di fratelli, i soldati riconquistano la propria umanità e l’immagine della foglia diventa un elemento di consolazione e un tiepido affacciarsi della vigoria e della positività, nonostante l’esperienza traumatica della guerra.

I soldati, avendo sempre davanti ai propri occhi immagini di morte, sono ben consapevoli della tragedia alla quale stanno prendendo parte e di quanto siano fragili, tuttavia riescono anche a comprendere che la caducità è una caratteristica peculiare dell’intera condizione umana e accomuna tutti gli uomini in un sentimento di dolorosa fraternità. Gli uomini prendono coscienza di ciò e desiderano ribellarsi all’orrore della guerra attraverso un’”involontaria rivolta” che possa permettere loro di tornare gradualmente alla vita.

Colpisce come il componimento termini con la parola-chiave Fratelli, posta nuovamente in posizione isolata che crea una circolarità col titolo che, come in altre poesie di Ungaretti, è parte integrante della lirica.

Il poeta, che ha vissuto in prima persona la terribile esperienza dei due conflitti mondiali, esprime in versi ciò che sente, senza usare immagini violente, ma ricorrendo ai propri moti dell’animo e la drammaticità dell’esperienza viene accentuata dall’utilizzo dei cosiddetti versicoli che si stagliano sulla pagina bianca e rivelano tutta loro potenza.1 Ungaretti, infatti, è costantemente alla ricerca della parola essenziale, nuda che, liberata da ogni ornamento, riesce finalmente a restituire il proprio senso profondo.

1 G. CONTINI, La letteratura dell’Italia unita, Sansoni, Firenze, 1968, p. 796.

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