Letture e commento della Domenica delle Palme
Le letture della S. Messa della Domenica delle Palme accompagnate da un commento a cura di padre Ermes Ronchi (https://www.qumran2.net/parolenuove/commenti.php?criteri=1&liturgia=BPALM)
Prima Lettura Is 50,4-7 Non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi, sapendo di non restare confuso.Dal libro del profeta Isaìa Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo, perché io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato. Ogni mattina fa attento il mio orecchio Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, Il Signore Dio mi assiste, Si fanno beffe di me quelli che mi vedono, Un branco di cani mi circonda, Si dividono le mie vesti, Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli, Seconda Lettura Fil 2,6-11 Per questo Dio lo esaltò Canto al Vangelo Fil 2,8-9 |
Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Marco Vangelo Mc 14,1-15,47 La passione del Signore Indicazioni per la lettura dialogata: X = Gesù; C = Cronista; D =Discepoli e amici; F =Folla; A =Altri personaggi |
Cercavano il modo di impadronirsi di lui per ucciderlo C Mancavano due giorni alla Pasqua e agli Àzzimi, e i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di catturare Gesù con un inganno per farlo morire. Dicevano infatti: A «Non durante la festa, perché non vi sia una rivolta del popolo». Ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura Promisero a Giuda Iscariota di dargli denaro Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli? Uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà Questo è il mio corpo. Questo è il mio sangue dell’alleanza Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai Cominciò a sentire paura e angoscia Arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto? Non conosco quest’uomo di cui parlate Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei? Intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo Condussero Gesù al luogo del Gòlgota Con lui crocifissero anche due ladroni Ha salvato altri e non può salvare se stesso! Gesù, dando un forte grido, spirò Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: A«Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!».] Giuseppe fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro |
In questa settimana santa, il ritmo dell’anno liturgico rallenta: sono i giorni del nostro destino e sembrano venirci incontro piano, ad uno ad uno, ognuno generoso di segni, di simboli, di luce. La cosa più bella che possiamo fare è sostare accanto alla santità delle lacrime, presso le infinite croci del mondo dove Cristo è ancora crocifisso nei suoi fratelli. E deporre sull’altare di questa liturgia qualcosa di nostro: condivisione, conforto, consolazione, una lacrima. E
l’infinita passione per l’esistente.
«Salva te stesso, scendi dalla croce, allora crederemo». Qualsiasi uomo, qualsiasi re, potendolo, scenderebbe dalla croce. Gesù, no.
Solo un Dio non scende dal legno, solo il nostro Dio. Perché il Dio di Gesù è differente: è il Dio che entra nella tragedia umana, entra nella morte perché là è risucchiato ogni suo figlio.
Sale sulla croce per essere con me e come me, perché io possa essere con lui e come lui. Essere in croce è ciò che Dio, nel suo amore, deve all’uomo che è in croce. Perché l’amore conosce molti doveri, ma il primo di questi è di essere con l’amato, unito, stretto, incollato a lui, per poi trascinarlo fuori con sé nel mattino di Pasqua.
Qualsiasi altro gesto ci avrebbe confermato in una falsa idea di Dio. Solo la croce toglie ogni dubbio. La croce è l’abisso dove Dio diviene l’amante. Dove un amore eterno penetra nel tempo come una goccia di fuoco, e divampa.
L’ha capito per primo un estraneo, un soldato esperto di morte, un centurione pagano che formula il primo credo cristiano: costui era figlio di Dio. Che cosa ha visto in quella morte da restarne conquistato? Non ci sono miracoli, non si intravvedono risurrezioni. L’uomo di guerra ha visto il capovolgimento del mondo, di un mondo dove la vittoria è sempre stata del più forte, del più armato, del più spietato. Ha visto il supremo potere di Dio, del suo disarmato amore; che è quello di dare la vita anche a chi dà la morte; il potere di servire non di asservire; di vincere la violenza, ma prendendola su di sé.
Ha visto sulla collina che questo mondo porta un altro mondo nel grembo, un altro modo di essere uomini.
Come quell’uomo esperto di morte, anche noi, disorientati e affascinati, sentiamo che nella Croce c’è attrazione, e seduzione e bellezza e vita. La suprema bellezza della storia è quella accaduta fuori Gerusalemme, sulla collina, dove il Figlio di Dio si lascia inchiodare, povero e nudo, per morire d’amore. La nostra fede poggia sulla cosa più bella del mondo: un atto d’amore. Bello è chi ama, bellissimo chi ama fino all’estremo. La mia fede poggia su di un atto d’amore perfetto. E Pasqua mi assicura che un amore così non può andare deluso.