I domenica di Avvento, letture e commento
Le letture ed il commento della domenica, a cura di Padre Raniero Cantalamessa (http://kairosterzomillennio.blogspot.it/2014/11/i-domenica-di-avvento-2014-anno-b.html)
Prima Lettura Is 63, 16b-17.19b; 64, 2-7
Dal libro del profeta Isaia
Tu, Signore, sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro redentore. Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore, cosi che non ti tema? Ritorna per amore dei tuoi servi, per amore delle tribù, tua eredità. Se tu squarciassi i cieli e scendessi! Davanti a te sussulterebbero i monti. Quando tu compivi cose terribili che non attendevamo, tu scendesti e davanti a te sussultarono i monti. Mai si udì parlare da tempi lontani, orecchio non ha sentito, occhio non ha visto che un Dio, fuori di te, abbia fatto tanto per chi confida in lui. Tu vai incontro a quelli che praticano con gioia la giustizia e si ricordano delle tue vie. Ecco, tu sei adirato perché abbiamo peccato contro di te da lungo tempo e siamo stati ribelli. Siamo divenuti tutti come una cosa impura, e come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia; tutti siamo avvizziti come foglie, le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento. Nessuno invocava il tuo nome, nessuno si risvegliava per stringersi a te; perché tu avevi nascosto da noi il tuo volto,ci avevi messo in balìa della nostra iniquità. Ma, Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci plasma, tutti noi siamo opera delle tue mani.
Salmo Responsoriale (Sal 79)
Tu, pastore d’Israele, ascolta, seduto sui cherubini, risplendi. Risveglia la tua potenza e vieni a salvarci. Dio degli eserciti, ritorna! Guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna, proteggi quello che la tua destra ha piantato, il figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
Sia la tua mano sull’uomo della tua destra, sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte. Da te mai più ci allontaneremo, facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.
Il giorno del Signore: anno B I DOMENICA DI AVVENTO – 3 dicembre 2017 Casa parrocchiale 0372/455004 VISITA IL SITO WEB COMPLETAMENTE RINNOVATO: www.parrocchiabeatavergine.it
Seconda Lettura 1 Cor 1, 3-9
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi.
Fratelli, grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo! Rendo grazie continuamente al mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della conoscenza. La testimonianza di Cristo si è stabilita tra voi così saldamente che non manca più alcun carisma a voi, che aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo. Egli vi renderà saldi sino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo. Degno di fede è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione con il Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro!
Canto al Vangelo (Sal 84,8) Alleluia, alleluia Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza. Alleluia
Vangelo Mc 13, 33-37 Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».
Chiamati ad essere desti nell’ascolto, nella preghiera, nella comunione con i fratelli
Commento al Vangelo della I Domenica di Avvento 2017 – Anno B
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«Vegliate!»
di padre Raniero Cantalamessa ofmcapp.
I Domenica di Avvento
Isaia 63,16b-17.19b; 64,1c-7; 1 Corinzi 1,3-9; Marco 13,33-37
La parola che risuona al di sopra di tutte nel brano evangelico è: vigilate, vegliate! Veglie (vigiliae in latino) erano dette dai romani le tre parti in cui era divisa la notte; di qui la parola passò a indicare i turni di veglia militari e delle sentinelle. I cristiani indicarono con vigilia, o veglia, il tempo passato in preghiera e digiuno la notte che precedeva le grandi solennità, soprattutto la Pasqua. In questo senso vigilare si¬gnifica astenersi dal sonno, rimanere desti.
Ma questo non è l’unico significato. Vegliare, vigilare sono parole molto usate anche nel linguaggio corrente. Ci sono istituti di vigilanza, urbana, notturna. Si vigila sui prezzi. Contro il terrorismo si rafforza la vigilanza. Ci sono poi i nostri cari vigili urbani… In tutti questi casi vigilare, o vegliare, non significa principalmente astenersi dal sonno, ma sor-vegliare, stare all’erta, essere preparati per non lasciarsi cogliere di sorpresa dagli eventi.
Questo senso metaforico è quello che vegliare ha anche sulle labbra di Gesù. (I cristiani devono essere tutti dei «vigili», anche se senza divisa). Lo si vede dalla serie di verbi con cui è associato: «Vigilate e state attenti», «Vigilate per non cadere in tentazione», «Vigilate e pregate», «Vigilate e siate sobri», «Vigilate e state pronti»…
Qui è il punto. Pronti a che cosa? L’evento dal quale non bisogna farsi cogliere impreparati è il ritorno di Cristo. Cioè, che cosa? La fine del mondo? Sì, ma non del mondo in generale che avverrà forse tra milioni o miliardi di anni, quando noi non ci saremo più e perciò ci interessa fino a un certo punto. La fine del mio mondo, della mia vita che, anno più anno meno, sta davanti a tutti noi come l’unica cosa assolutamente certa della vita. Stare pronti, spiega Gesù con la parabola delle dieci vergini, significa tenere la lucerna della fede accesa, vivere riconciliati con Dio e con il prossimo, senza pendenze gravi con la propria coscienza.
Il grido di Gesù «vegliate!» per molti oggi si dovrebbe tradurre paradossalmente con «dormite!». La civiltà moderna ha turbato il ritmo naturale di vita scandito dall’avvicendarsi di notte e giorno. Ha fatto della notte il tempo del chiasso, dell’agitazione, degli eccessi, dello stordimento. Quante disgrazie sulla strada dovute alla violenza fatta al sonno!
La notte può, certo, essere il tempo migliore per una festa, una cena, un divertimento sano, per stare insieme. Ma questo dovrebbe essere l’eccezione, non la regola, e soprattutto non dovrebbe occupare tutta la notte, a spese del lavoro, dello studio e della salute. Il Vangelo raccomanda la pratica delle veglie, non dei «veglioni»…
Il poeta Péguy mette in bocca a Dio questo elogio del sonno e della notte: «Non mi piace chi non dorme, dice Dio. Il sonno è l’amico dell’uomo. È forse la mia creatura più bella. E io stesso mi sono riposato il settimo giorno… La notte è il luogo in cui si ricrea l’essere. In cui si riposa, in cui si ritira, in cui si raccoglie».
Per alcuni, è vero, non dormire di notte non è una scelta, ma una dura necessità o una croce. Parlo di quelli il cui tipo di lavoro comporta turni di notte, o che soffrono di insonnia cronica. A questi ultimi si consiglia talvolta di mettersi a contare mentalmente le pecore; io suggerirei piuttosto di contare i grani di una corona del rosario! Aiuta a interrompere il flusso di pensieri ansiosi che impediscono di prendere sonno. Nei salmi ascoltiamo uno che dice a Dio: «Quando nel mio giaciglio di te mi ricordo e penso a te nelle veglie notturne, esulto di gioia all’ombra delle tue ali» (Salmo 62,7-8). Auguro di farne l’esperienza a chi soffre di insonnia.