Letture e commento della XXXII domenica del tempo ordinario
Le letture della domenica con il commento di Monsignor Nunzio Galantino (http://www.famigliacristiana.it/blogpost/xxxii-domenica-del-tempo-ordinario-anno-a—12-novembre-2017.aspx)
Prima Lettura Sap 6,12-16
La sapienza si lascia trovare da quelli che la cercano.
Dal libro della Sapienza
La sapienza è splendida e non sfiorisce,
facilmente si lascia vedere da coloro che la amano
e si lascia trovare da quelli che la cercano.
Nel farsi conoscere previene coloro che la desiderano.
Chi si alza di buon mattino per cercarla non si affaticherà,
la troverà seduta alla sua porta.
Riflettere su di lei, infatti, è intelligenza perfetta,
chi veglia a causa sua sarà presto senza affanni;
poiché lei stessa va in cerca di quelli che sono degni di lei,
appare loro benevola per le strade
e in ogni progetto va loro incontro.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 62
Ha sete di te, Signore, l’anima mia.
O Dio, tu sei il mio Dio,
dall’aurora io ti cerco,
ha sete di te l’anima mia,
desidera te la mia carne
in terra arida, assetata, senz’acqua.
Così nel santuario ti ho contemplato,
guardando la tua potenza e la tua gloria.
Poiché il tuo amore vale più della vita,
le mie labbra canteranno la tua lode.
Così ti benedirò per tutta la vita:
nel tuo nome alzerò le mie mani.
Come saziato dai cibi migliori,
con labbra gioiose ti loderà la mia bocca.
Quando nel mio letto di te mi ricordo
e penso a te nelle veglie notturne,
a te che sei stato il mio aiuto,
esulto di gioia all’ombra delle tue ali.
Seconda Lettura 1 Ts 4,13-18 forma breve 4, 3-14
Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi
[ Non vogliamo, fratelli, lasciarvi nell’ignoranza a proposito di quelli che sono morti, perché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza. Se infatti crediamo che Gesù è morto e risorto, così anche Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti. ]
Sulla parola del Signore infatti vi diciamo questo: noi, che viviamo e che saremo ancora in vita alla venuta del Signore, non avremo alcuna precedenza su quelli che sono morti. Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell’arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo; quindi noi, che viviamo e che saremo ancora in vita, verremo rapiti insieme con loro nelle nubi, per andare incontro al Signore in alto, e così per sempre saremo con il Signore.
Confortatevi dunque a vicenda con queste parole.
Canto al Vangelo Mt 24,42.44
Alleluia, alleluia.
Vegliate e tenetevi pronti,
perché, nell’ora che non immaginate,
viene il Figlio dell’uomo.
Alleluia.
Vangelo Mt 25,1-13
Ecco lo sposo! Andategli incontro!
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.
A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.
Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».
La Liturgia della Parola di queste ultime domeniche che concludono l’anno liturgico vuole sensibilizzarci agli avvenimenti finali, alle “realtà ultime”. La Chiesa ci propone questo cammino non per incutere timore, ma per aiutarci a valorizzare di più la nostra vita terrena e il tempo che ci è donato.
Oggi l’attenzione è centrata sul tempo dell’attesa delle “realtà ultime”: un tempo di per sé ambiguo, come ambiguo è il tempo che viviamo. Esso infatti può essere valorizzato, ma può anche scorrere banalmente, come capita alle dieci vergini che, nell’attesa dello sposo, si addormentano.
La differenza tra esse, tutte invitate alla festa di nozze da uno sposo ritardatario, emerge nel momento decisivo, all’annuncio: «Ecco lo sposo!». Quelle di loro che, nell’attesa (nella propria vita), si sono preparate procurandosi dell’olio (simbolo di costanza, fedeltà, forza d’animo) vivranno senza timori e con gioia il momento decisivo dell’incontro con lo sposo ed entreranno nella sua casa.
ATTESA VIGILE E FRUTTUOSA. In questa pagina del Vangelo, l’evangelista Matteo si rivolge alla sua comunità che comincia a far propri i comportamenti “mondani”. Egli è preoccupato per quella parte della comunità che, pur mostrando interesse e attenzione verso “lo sposo”, non fa tutto quello che è necessario perché quest’attesa sia vigile e fruttuosa. In questo modo, Matteo intende stimolare la sua comunità a vivere pienamente il proprio cammino di fedeltà all’alleanza col Signore.
La risposta dello sposo alle ragazze rimaste senza olio («…in verità vi dico: non vi conosco!»), il dialogo tra i due gruppi di ragazze («…Dateci del vostro olio! No!») e l’ultima espressione della pericope evangelica («Vegliate dunque perché non sapete né il giorno né l’ora») ci danno il senso esatto della parabola odierna.
TENERE VIVA LA TENSIONE. «In verità vi dico: non vi conosco!». Una frase già dura di per sé, che lo diventa ancor più quando pensiamo che le vergini chiamate a vegliare erano amiche di infanzia degli sposi, quindi gente conosciuta! Ciò che spinge a dire «non vi conosco» è la mancanza di vigilanza, il non aver continuato a tenere viva la tensione, l’aver tirato i remi in barca.
«Vegliate dunque perché non sapete né il giorno né l’ora». L’invito alla vigilanza è invito alla vita! L’invito alla vigilanza è invito alla sapienza! Essa è capacità di leggere la storia con gli occhi di Dio; è sentirsi suoi consapevoli collaboratori nella vita di ogni giorno.
E leggere la storia con gli occhi di Dio lo si impara non accontentandosi delle proprie sicurezze, aprendo gli occhi con simpatia, accostando le persone con fiducia e con la disponibilità a rimettersi in discussione! Ma ciascuno deve assumere le proprie responsabilità davanti a Dio, non si può infatti “prendere in prestito” meriti dagli altri («Dateci del vostro olio!… No!»).