Commento alle letture della XXXI domenica del tempo ordinario
Pubblichiamo le letture delle domenica ed il relativo commento di don Bruno Maggioni (https://www.qumran2.net/parolenuove/commenti.php?mostra_id=5488)
Prima Lettura Ml 1,14-2,2.8-10
Avete deviato dalla retta via e siete stati d’inciampo a molti con il vostro insegnamento.
Dal libro del profeta Malachia
Io sono un re grande – dice il Signore degli eserciti – e il mio nome è terribile fra le nazioni.
Ora a voi questo monito, o sacerdoti. Se non mi ascolterete e non vi darete premura di dare gloria al mio nome, dice il Signore degli eserciti, manderò su voi la maledizione.
Voi invece avete deviato dalla retta via
e siete stati d’inciampo a molti
con il vostro insegnamento;
avete distrutto l’alleanza di Levi,
dice il Signore degli eserciti.
Perciò anche io vi ho reso spregevoli
e abietti davanti a tutto il popolo,
perché non avete seguito le mie vie
e avete usato parzialità nel vostro insegnamento.
Non abbiamo forse tutti noi un solo padre? Forse non ci ha creati un unico Dio? Perché dunque agire con perfidia l’uno contro l’altro, profanando l’alleanza dei nostri padri?
Salmo Responsoriale Dal Salmo 130
Custodiscimi, Signore, nella pace.
Signore, non si esalta il mio cuore
né i miei occhi guardano in alto;
non vado cercando cose grandi
né meraviglie più alte di me.
Io invece resto quieto e sereno:
come un bimbo svezzato in braccio a sua madre,
come un bimbo svezzato è in me l’anima mia.
Israele attenda il Signore,
da ora e per sempre.
Seconda Lettura 1 Ts 2,7-9.13
Avremmo desiderato trasmettervi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi
Fratelli, siamo stati amorevoli in mezzo a voi, come una madre che ha cura dei propri figli. Così, affezionati a voi, avremmo desiderato trasmettervi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari.
Voi ricordate infatti, fratelli, il nostro duro lavoro e la nostra fatica: lavorando notte e giorno per non essere di peso ad alcuno di voi, vi abbiamo annunciato il vangelo di Dio.
Proprio per questo anche noi rendiamo continuamente grazie a Dio perché, ricevendo la parola di Dio che noi vi abbiamo fatto udire, l’avete accolta non come parola di uomini ma, qual è veramente, come parola di Dio, che opera in voi credenti.
Canto al Vangelo Mt 23,9.10
Alleluia, alleluia.
Uno solo è il Padre vostro, quello celeste
e uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Alleluia.
Vangelo Mt 23,1-12
Dicono e non fanno
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».
Il passo evangelico molto polemico, che la liturgia ci propone, riflette certamente la situazione di Gesù di fronte alla religiosità del suo tempo: Egli si è più volte scontrato, e duramente, con le autorità religiose che lo rifiutavano. Ma sbaglieremmo tutto se ci fermassimo qui. L’intenzione dell’evangelista è anche – e direi in modo primario – di smascherare atteggiamenti possibili e reali della comunità cristiana di ogni tempo. Il discorso infatti è rivolto alla folla e ai discepoli.
Il brano risulta di due quadri contrapposti: dapprima la figura del fariseo descritta come la caricatura del vero discepolo (vv. 2-7), e poi il quadro del vero discepolo (vv. 8-12). «Scribi e farisei si sono seduti sulla cattedra di Mosè», si presentano cioè come continuatori del suo insegnamento: lo ripetono, lo difendono, lo interpretano autorevolmente. Hanno un’autorità che va riconosciuta («osservate tutto ciò che vi dicono!»). Ma è appunto sulla base di questo riconoscimento che nasce la critica. I rimproveri che Gesù muove loro sono due: l’incoerenza e la ricerca di sé. Anzitutto l’incoerenza: sono doppi e senza dirittura, e vivono una profonda divisione tra il dire e il fare, ciò che pretendono dagli altri e ciò che esigono da sé.
Per Gesù rimprovera a questi uomini religiosi la ricerca di sé: allargano le filatterie, allungano le frange, cercano i posti d’onore. Le filatterie erano delle piccole custodie contenenti i frammenti di testi biblici di particolare importanza. I pii ebrei appendevano queste custodie al braccio sinistro e alla fronte. Le frange svolgevano un’analoga funzione: ogni pio israelita le legava ai quattro angoli del mantello. Filatterie e frange avevano, dunque, un preciso valore simbolico: conservare sempre davanti ai propri occhi il ricordo della legge del Signore. Ma era proprio questo che scribi e farisei non facevano.
La seconda parte del brano evangelico (vv. 8-18) descrive la figura del vero discepolo. L’enfasi è sull’espressione «uno solo è il vostro…», ripetuta tre volte. Ogni discepolo deve essere la trasparenza dell’unico Maestro. Non deve attirare l’attenzione su di sé ma su di Lui. Il vero discepolo è una figura che rinvia. Non dice parole proprie e non ricerca se stesso. Riconoscere che Dio è l’unico Signore, che Gesù è l’unico Maestro e che tutti sono fratelli sono le categorie fondamentali della comunità evangelica.